Amanda: l’America vince in appello (Famiglia Cristiana)

Con la TV che trasmette di continuo la dichiarazione rilasciata stamane alla corte di appello di Perugia, l’America attende ansiosa di sapere se Amanda Knox tornera’ a Seattle col primo aereo o passera’ il resto della sua vita o gran parte di essa dietro le sbarre. A prescindere dal verdetto della giuria, comunque, un colpevole gia’ c’e’: la TV americana.

E’ doloroso prenderne atto, specie per uno inamorato, come me, del giornalismo televisivo anglosassone, ma stavolta il senso di superiorita’ nazionale – benzina, da sempre, sul fuoco dell’antiamericanismo in tutto il mondo – ha ucciso, senza esagerare, l’obiettivita’.

Ormai, quando si collegano da Perugia, i telegiornali dei network cosi’ come gli approfondimenti degli allnews, ricordano sempre di piu’ i servizi dei rotocalchi pomeridiani. Lunghe interviste lagrimose con I genitori e gli amici d’infanzia della Knox, a cui giornalisti di punta chiedono – come si suol dire – all’oste se il vino e’ buono, con domande del tipo: “ma perche’ se il DNA e’ stato considerato indeguato il caso sta durando cosi’a lungo?”. O “come avete fatto a resistere, col morale alto, per cosi’ tanto tempo in questa situazione?”

E poi Amanda, dipinta sempre piu’, ad ogni giorno che passa, come la povera ragazza ingenua della porta accanto coinvolta suo malgrado in un incubo; vittima lei stessa di un opinione pubblica che la considera a torto una sanguinaria “femme fatale”, e, ancor piu’ grave, di una giustizia dove a una polizia scientifica “pasticciona” si affianca una pubblica accusa “corrotta e senza scrupoli”. (In realta’ molti film cominciano cosi’, con qualche americano dalla faccia pulita – buono ma ingenuo – coinvolto in qualche impiccio piu’ grande di lui in qualche repubblica delle banane, con carceri fatiscenti e aguzzini, brutti e grassi che fumano, si ubriacano, stuprano I detenuti e poi si lasciano corrompere con una bottiglia di whisky e una stecca di sigarette.)

Il tutto corroborato da ‘esperti’ come lo scrittore Doug Preston – scontratosi personalmente anni fa, mentre scriveva un libro sul ‘Mostro di Firenze’ col pubblico ministero Giuliano Mignini – che ormai imperversa su tutti le reti sputando veleno sul nostro sistema giudiziario, criticando un po’ di tutto, non da ultimo il fatto che I giurati qui, al contrario che negli Stati Uniti, vengono lasciati liberi di essere influenzati da campagne mediatiche diffamatorie.

Poco o niente, al contrario sulla vittima, Meredith Kercher e la sua famiglia, gli altri presunti colpevoli, o magari – cosa che non guasta mai –a qualcuno che, magari, pensa che Amanda sia, come gia’ stabilito in primo grado, colpevole.

“Pur con tutti I suoi difetti il nostro sistema e’ il migliore al mondo” e’ una frase che qui, in televisione si sente spesso, riferita a seconda della situazione ai sistemi giuridico, politico, economico e quant’altro. E la dicono un po’ tutti: non solo politici e esperti vari ma anche, ahime’, i giornalisti piu’ compassati e rigorosi. Spesso sapendo niente o quasi dei sistemi degli altri paesi del mondo cui implicitamente paragonano il loro.

Purtroppo, gli stranieri che vivono in America lo sanno benissimo: suonarsi la fanfara da soli (come dicono qui) e’ un brutto e fastidioso vizio nazionale. E c’e’ da aspettarsi che se Amanda Knox verra’ messa in liberta’ la fanfara da queste parti suonera’, almeno per qualche giorno, piu’ forte e fastidiosa del solito.

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