Il Ponte della Vergogna – L’Azione

In un paese dove parlare di “questione morale” ha ancora un senso
anche un piccolo scandalo puo’ – e deve – avere conseguenze gravi

Intasare per quattro giorni, la via d’accesso al ponte piu’ trafficato del mondo, chiudendo tre corsie su quattro, solo per far dispetto a un sindaco politicamente avverso. Di questo, cari concittadini, e’ sospettato Chris Christie, corpulento governatore del New Jersey, “papabile” Repubblicano, almeno fino a prima che scoppiasse lo scandalo, per la prossima corsa alla Casa Bianca. Ma andiamo per ordine.

Il ponte in questione e’ il George Washington Bridge di New York, unica via di superfice (ci sono anche due tunnel il Lincoln e l’Holland, entrambi piuttosto angusti) per attraversare l’Hudson, il fiume che separa Manhattan dai popolosi sobborghi del New Jersey: un vero e proprio “collo di bottiglia” sulle cui 12 corsie – 6 per ogni senso di marcia – al traffico della megalopoli si sovrappone quello dell’autostrada 95, unica arteria interstatale che collega il Maine alla Florida correndo lungo l’intera costa Est degli USA, e dunque spesso teatro di ingorghi ‘biblici’, anche in condizioni normali.

Immaginate che dal lato del New Jersey, dove convergono oltre all’autostrada in questione anche una serie di arterie locali, quattro corsie diventino improvvisamente una – non per qualche ora come nel caso di un incidente, ma per quattro giorni di fila, proprio durante la settimana, in Settembre, in cui riaprono le scuole pubbliche dopo le vacanze estive.

Ora immaginate che il motivo della chiusura non abbia nulla a che fare con lavori in corso , sicurezza o quant’altro, bensi’ sia frutto di una vendetta (o di un avvertimento) al sindaco, Democratico, della citta’ – Fort Lee – dove questo groviglio di strade si unisce per salire sul ponte, “colpevole” di aver appoggiato durante la rielezione del governatore Christie il candidato opposto. E che l’ordine di chiudere tutte quelle corsie per tutti quei giorni causando ritardi a tutto e a tutti, compresi i mezzi di emergenza, sia partito proprio dall’ufficio del governatore (sebbene non direttamente da lui) con un email che dice testualmente “ e’ ora che il sindaco di Fort Lee abbia qualche problema di traffico” e che dall’altra parte uno dei responsabili del “Port Authority”, ente che gestisce porti, aeroporti e strade dell’area metropolitana di New York, piazzato in quel ruolo proprio dal governatore, risponda ‘ricevuto!”

Questo, cari concittadini, e’, ne piu’ ne meno, quanto emerso dall’inchiesta (quattro mesi dopo il “fattaccio” – e non quattro anni come nel caso delle elezioni truccate in Piemonte o della casa “regalata” a Scajola o dell’”affaire” Di Girolamo tanto per citare le analogie nostrane piu’ recenti): un inquietante – quanto inutile, in verita’ – abuso di potere con tanto di intimidazione pseudo-mafiosa “oggi e’ il traffico, domani … chissa’”.

Tutto il mondo e’ paese, direte voi. E invece no! Almeno non nelle reazioni di mondo politico, mass media e opinione pubblica.

Appena venuta a galla la cosa, Christie, noto per i modi bruschi con stampa ed avversari (qualche tempo fa rispose a una giornalista che sollevo’ la questione del sovrappeso di “farsi gli affari suoi” – il che lo rese particolarmente simpatico a chi scrive) e’ apparso subito in conferenza stampa: due ore abbondanti a dirsi sorpreso rattristato e amareggiato scusandosi con tutti per l’imperdonabile operato dei suoi collaboratori (un paio dei quali licenziati in tronco subito prima che si accendessero le telecamere) e giurando su quello che ha di piu’ caro di non saperne assolutamente nulla.

Ebbene, nonostante l’assenza, per ora, di prove dirette contro di lui, in realta’ non ha convinto nessuno. Ammesso e non concesso che non lo sapesse davvero, chi nel suo staff si sarebbe preso la briga di far partire un ordine del genere senza la certezza che l’effetto sarebbe comunque stato gradito al “capo”? E chi, al contrario, si sarebbe azzardato a prendere tali iniziative con il rischio reale, se scoperto, di perdere il lavoro? E’ chiaro che i licenziamenti in questo caso non sono una conseguenza del fatto che (sempre ammettendo che non ne fosse a conoscenza) se ne e’ accorto lui; semmai che ce ne siamo accorti noi!

E Nessuno, men che mai nel suo partito, si e’ sognato di prenderne le difese a spada tratta mettendo in discussione il “come” quelle email fossero state reperite, invocando sacrosanti (solo quando servono) diritti alla privacy. Altro che “le telefonate erano private e fatte da casa” come stanno dicendo ora i difensori del Ministro Di Girolamo, la quale dopo aver parlato di “mandare i controlli per far capire chi comanda” ai proprietari del bar dell’ospedale di Benevento ha finito per affidarne la gestione allo zio.

Il peso fisico di Chris Christie sara’ anche affar suo, ma quello politico no. Il ponte chiuso e’ affare di tutti, cosi’ come la casa vista-Colosseo di Scajola, il bar dello zio della Di Girolamo o le spese pazze dei consiglieri regionali siciliani coi soldi dei tartassati. Solo che in America per queste cose si perdono le elezioni – anzi e’ il tuo partito a non candidarti nemmeno, per paura che le tue “marachelle” infanghino il nome di tutti gli altri.

Tra l’altro, visto che l’immondizia (chiamiamola cosi’) piu’ la si mescola e piu’ emana cattivo odore, adesso stanno emergendo altri scandali legati al governatore del New Jersey – come gli spot pubblicitari per rilanciare il turismo dopo l’uragano Sandy, pagati coi fondi federali per l’emergenza, con dentro l’immagine di Christie e famiglia andati in onda, guarda caso, proprio durante la famigerata campagna elettorale per la rielezione – ottenuta comunque con grandi margini anche senza l’appoggio del sindaco “punito”.

A questo punto, Christie, la Casa Bianca se la puo’ anche scordare, e c’e’ il rischio che se continua cosi’ perda anche la poltrona da governatore… ecco, cari concittadini, in questo senso tutto il mondo non e’, per niente affatto, paese. E’ in queste cose che serve guardare all’America e magari imitarla anche un po’ … invece di riempirsi la bocca di “welfare”, “job act” e altri goffi anglicismi usati a sproposito buoni solo a confondere le idee a chi l’inglese non lo sa e a far sorridere , irritando anche un po’, chi lo parla davvero.

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