Regalo di Compleanno – L’Azione

Traduzione libera dall’inglese del discorso pronunciato dal giornalista Stefano Salimbeni nell’ambito del convegno “The State of Italy Today” organizzata da PIB (Professionisti Italiani a Boston) e Societa’ Dante Alighieri di Boston

Il 2 giugno 1946, tramite referendum, nacque l’Italia – almeno nella sua forma repubblicana. Dunque fra pochi giorni compirà 72 anni.

E sapete cosa vorrebbe per il suo compleanno?

Un governo !!

Il realta’ ne avrebbe proprio bisogno, … un bisogno matto altro che!!

Ma a questo punto, comincio a dubitare che lo riceverà in tempo.
In effetti lo sta aspettando da oltre 2 mesi, da quando i suoi cittadini, il 4 marzo, hanno eletto il nuovo parlamento.

Non lo facevano da quasi cinque anni – che è esattamente quanto un parlamento dovrebbe durare, secondo la nostra costituzione. “Bene, no?” direte voi.

Bene, si! Non fosse per il fatto che nel frattempo il paese ha cambiato 5 governi diversi – (uno all’anno), guidati da 5 presidenti del Consiglio diversi – e per giunta di “colore” diverso: Silvio Berlusconi, (Centro Destra) Mario Monti (Tecnico), Enrico Letta (Tecnico anche lui ma fino a un certo punto), Matteo Renzi (in teoria Centro-Sinistra) e quello attuale guidato da Paolo Gentiloni, (… Volemose bene??) ancora in carica per l’ordinaria amministrazione, durante la transizione. (Ovviamente questo includeva la decisione sul bombardamento della Siria … alla faccia dell “ordinaria ammistrazione” … ma questo è materiale per un altro discorso),

Ma torniamo a Roma, dove sta accadendo tutto o meglio – NON sta succedendo niente !!

Più specificamente in quel “Triangolo delle Bermude” tra il Quirinale Palazzo Madama e Montecitorio, con l’adiacente Palazzo Chigi ancora ‘sfitto’, dopo che diversi tentativi di trovare un inquilino sono stati risucchiati dalle acque torbide della politica romana.

Non fraintendetemi, non è stata una sorpresa, e non era necessario avere il master in giornalismo o la laurea in scienze politiche per prevedere lo stallo.

E anche i protagonisti sapevano benissimo cosa stesse arrivando! Tuttavia, dato che errata percezione e pio desiderio di solito vanno di pari passo, TUTTI speravano che avrebbero ottenuto voti sufficienti per non preoccuparsene.

E invece non li ha presi nessuno … !!

Ovviamente il sistema elettorale non ha aiutato:

Fino al 1994, l’Italia sceglieva il suo parlamento con un sistema proporzionale, che (in un paese in cui quattro persone attorno a un tavolo creano cinque opinioni perché qualcuno di solito cambia idea durante la riunione) ha istigato la creazione di una miriade di partiti – costretti a creare coalizioni, una volta eletti, – attorno alla Democrazia Cristiana, a destra e a al Partito Comunista a sinistra – per raggiungere il numero magico di seggi per formare e sostenere un governo.

Poi nel 1992-93 arrivò “Tangentopoli” o “Mani Pulite” che dir si voglia.
Fu il colpo di grazia a un sistema già in declino dalla fine della guerra fredda:
tutto cambiò; sistema elettorale compreso.

Dal proporzionale passammo a un maggioritario “secco” in cui i partiti dovevano coalizzarsi FUORI del parlamento e PRIMA delle elezioni. Come in America o in Inghilterra, dove eventuali “terzi partiti”, non importa quanto popolari, pur di rimanere in vita … alla fine sono costretti a rituffarsi nei due calderoni principali.

Data la natura della sua gente e della sua storia, in Italia entrambi i sistemi hanno creato strani compagni di letto: prima o dopo le elezioni. Alcuni hanno funzionato, altri no.

Uno dei “matrimoni di convenienza” meno convincenti fu quello tra Forza Italia, il partito fondato da zero da Silvio Berlusconi per colmare il vuoto lasciato dall’implosione della Democrazia Cristiana, e Lega Nord, attualmente guidata da Matteo Salvini, il movimento che meglio di tutti e’ riuscito a canalizzare le frustrazioni degli imprenditori – per lo più del Nord – contro le tasse, gli immigrati e piu in generale il Sud.

Anche se, ideologicamente parlando, l’alleanza non ha mai realmente funzionato – ha portato abbastanza voti al tavolo per rendere, spesso, il centrodestra vittorioso, e Berlusconi la figura politica più influente dei successivi 20 anni.

Poi i tempi cambiarono di nuovo: nel 2009 l’economia – come in tutto il mondo – prese una brutta piega, le fila del esercito di chi non arrivava a fine mese si ingrossarono a dismisura e, come altrove nel mondo, i discorsi sulla globalizzazione (che da noi significa anche Europa) “che ci ruba il lavoro e in cambio inonda il paese di immigrati”, si fecero sempre piu’ assordanti.

Frattanto, i vari problemi legali di Berlusconi culminarono in una condanna vera e propria, e lui per quanto riluttante, dovette temporaneamente uscire di scena . Anche il Partito Democratico (PD) – a quel punto un lontano discendente dei vecchi comunisti – e la Lega Nord ebbero la loro parte di scandali e condanne per corruzione. In altre parole, il paese era maturo e pronto per qualcosa di nuovo.

A quel punto, apparentemente dal nulla, è arrivato il Movimento Cinque Stelle, un partito cresciuto spontaneamente (almeno in apparenza) su internet, guidato da Beppe Grillo, comico diventato blogger e Gian Roberto Casaleggio, guru del marketing digitale diventato ideologo.

Forte di un esercito di perfetti sconosciuti che vantava la mancanza di esperienza politica come prova di rettitudine morale, e la volontà dichiarata di Bonifcare la palude della politica locale e nazionale (proprio come dice Trump), nel giro di 5 anni, M5S (per carita’ non chiamateli “grillini”: se la prendono a male!) si è rapidamente trasformato da fenomeno “non trascurabile” a principale forza politica italiana e, dopo il 4 marzo,
nel partito di gran lunga più forte in Parlamento. Eh si, l’Italia era “veramente” pronta per qualcosa di nuovo!!

In un certo senso Matteo Renzi – leader Pd e Premier per quasi due anni, ha cercato di soddisfare questo desiderio. Giovane, sì, troppo giovane anche per candidarsi al Senato, ma … nuovo?? No! O almeno non abbastanza.

Autodefinendosi “Rottamatore” e promettendo di sbarazzarsi della vecchia politica, è riuscito a alienarsi la vecchia guardia (giocoforza!) del suo partito. Con le poche riforme approvate – mercato del lavoro, sistema pensionistico, salvataggi di banche – ha allontanato sindacati e sinistra del partito (tutta la sinistra, a prescindere dall’eta’). Poi, a fine 2016, si e’ sbattuto in fronte la zappa che si era gia’ dato abbondantemente sui piedi, trasformando il referendum sulla riforma costituzionale (che includeva l’abolizione del Senato e delle province) in un concorso di popolarita’.

Risultato netto: Senato e province sono ancora lì, mentre lui è dimesso due volte – da premier dopo quel voto, e da leader del partito dopo quello del 4 marzo. In altre parole, in meno di due anni l’Italia … Ha ROTTAMATO IL ROTTAMATORE. (anche se dalla discarica la sua voce può ancora essere udita, forte e chiara). … ma di questo parliamo tra un attimo.

E finalmente arriviamo a due mesi fa, quando dalle urne e’ uscito un parlamento
con tre blocchi contrapposti: PD a sinistra, 5 Stelle nel mezzo, e una coalizione Forza Italia-Lega (che anche cancellando la parola Nord dal nome sempre lega rimane), a destra. Nessuno dei tre blocchi ha abbastanza seggi. E per vari motivi, nessuno ha molte possibilità di ottenere l’aiuto di uno degli altri due.

In altre parole, un parlamento in stallo.
 
E in una democrazia parlamentare come la nostra, dove possiamo votare solo per il parlamento, il parlamento decide tutto: persino il Presidente della Repubblica – che a sua volta sceglie la persona con le maggiori possibilità di formare un governo basato sulle maggioranze … in parlamento!!

Da noi un parlamento in stallo significa sostanzialmente un paese bloccato.

In realta’ la situazione attuale non e’ altro che il prodotto di un sistema elettorale bizantino – complicato sia per chi il voto lo da sia per chi i voti li conta – partorito dopo un’anno e mezzo di negoziati tra tutte le forze politiche. Una sorta del “peggio dei due mondi” tra i due sistemi precedenti, con un terzo dei seggi eletto con il sistema uninominale e i rimanenti due terzi con quello proporzionale.

Quindi, come ai bei tempi che furono, chiunque poteva fondare un partito. (E l’hanno fatto, a dozzine, tanto per confondere ulteriormente gli elettori). Questa volta però gli italiani sono stati più saggi dei loro politici e non hanno disperso il loro voto tra i “Partitini”. Eppure, il sistema di conteggio ha permesso ai leader di questi ultimi di essere eletti comunque, poiche’ facenti parte di una coalizione.

… credetemi, la cosa ha confuso anche me, nonostante laurea, master, e vent’anni di giornalismo attivo alle spalle! Una cosa pero penso di averla capita: il fatto che senza questo sistema, molti politici, famosi e esperti, sarebbero rimasti a casa.

Si perche’ alla fine della fiera (e di fiera purtroppo si tratta!!) il fatto importante da comprendere sul sistema misto è che le coalizioni dovevano essere formate sia PRIMA del voto, per essere eletti, sia DOPO il voto, per formare un governo.

E questo è esattamente ciò che NON sta accadendo, per ragioni sia legate ai programmi elettorali sia di filosofia politica. Di fatto ogni leader teme che un’alleanza venga vista come un tradimento dai suoi elettori: reato punibile dagli stessi alla prossima tornata.

I 5 stelle guidati dal 31 enne Luigi Di Maio, hanno promesso sussidi di disoccupazione universali. Il centro destra invece un taglio alle tasse generalizzato: non ci sono abbastanza soldi per nessuno dei due programmi … figuriamoci entrambi!!

A complicare le faccende c’e’ il fatto che i “pentastellati” (il fatto che non si sa nemmeno come chiamarli e tutto dire!) fin dal loro debutto hanno dichiarato guerra ai partiti tradizionali, trattandoli, fondamentalmente, alla stregua di organizzazioni criminali. A onor del vero e’ stata una delle chiavi del loro successo, ottenuto per lo più a spese della sinistra, dove molti, delusi dallo spostamento di Renzi verso il centro e incerti sui partiti appena nati alla sua sinistra, sono migrati in massa verso Grillo e compagni.

Dunque, anche se alcuni nel PD, come l’attuale leader temporaneo Maurizio Martina, potrebbero prendere in considerazione l’idea di una collaborazione, (per il bene del paese … dicono tutti cosi!!), e chiaro che Renzi – che per quanto parcheggiato dallo ‘sfasciacarrozze’ ha ancora molti amici che lo vanno a trovare – farà tutto il possibile per evitarlo.

E dalla parte opposta Berlusconi fara’ esattamente lo stesso: per la prima volta Forza Italia ha ottenuto meno voti rispetto al suo strano “compagno di letto nordico”. Ma in fondo il 14 percento non è poi cosi male per un condannato di 80 anni, che stavolta, per legge, non poteva nemmeno candidarsi! Ma l’anno prossimo si’!! E scommetto che sta gia contando i giorni che mancano alla prossima occasione di “tornare in campo”.

E adesso? Che succedera? Boh!! Ma come sempre, trattandosi di politica Italiana la partita’ sarà interessante da guardare anche senza necessariamente tifare per nessuno.

Ovviamente un nuovo voto è sempre un’opzione. Tuttavia, quali sono le probabilità che il risultato sarà diverso? Quasi nulle! Soprattutto con questo “mostro” di sistema elettorale.

Ma non sarei sorpreso se accadesse: dopo tutti, in 72 anni abbiamo avuto 65 governi. Speriamo solo, come si diceva una volta nel calcio di rimanere, almeno, in ‘media inglese’. L’Italia e gli italiani non possono assolutamente permettersi di andare oltre.

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